3 MICRO-SOLUZIONI EFFICACI PER VINCERE LA SINDROME DEL PERFEZIONISMO

28.09.2017

Ed eccoci qui carissimi perfezionisti che come me vibrate quando qualcosa non va come vorreste, o che non è come avete deciso, che vi porta il sangue in ebollizione se qualcun'altro non si adegua al vostro indice di precisione ed il vostro standard è sempre troppo alto per essere raggiunto da voi stessi. Figuratevi poi se qualcuno non nota ciò che abbiamo fatto con tanta perfezione .....

Come vi capisco....

Anche io ne sono stata vittima....ma un momento! Vittima di chi? 

Partiamo dal principio: La parola "sindrome" deriva dal greco antico συνδρομή, traducibile "[sintomi] che concorrono insieme", dal suffisso συν, ovvero "con", e da δρόμος, "corsa".

Molte sindromi sono eponime, ovvero sono chiamate con il nome di colui o di coloro che per primi le hanno descritte ( e vi giuro che vorrei tanto conoscere il primo della lista) Altre vengono indicate con il nome del primo paziente al quale è stata diagnosticata (ed anche questo vorrei conoscere), oppure con riferimento alla geografia, alla storia o alla letteratura.

Sono inoltre diffuse due accezioni semanticamente sbagliate, ma di uso comune anche in ambito medico. Il termine viene sia utilizzato per definire un quadro clinico la cui eziologia non è nota, sia per indicare una malattia rara, la cui eziologia è però spesso ben precisa, perché il quadro sintomatologico risulta di difficile interpretazione.

Bene, ora che abbiamo definito la parola "sindrome" di cui sembra chiaro che il quadro stesso del termine sia di difficile interpretazione, ciò che risalta di compenso è il disagio e la peculiarità personale che ognuno di noi ne ricava anche a livello psicosomatico.

Ma perché ci indaffariamo ad essere tanto perfezionisti e non possiamo farne a meno?

Cosa abbiamo imparato a credere del perfezionismo e quali vantaggi ci dà?

Spesso succede che quando siamo piccoli dobbiamo essere da esempio per i fratelli/sorelle più piccoli/e, o se siamo figli unici abbiamo il carico delle aspettative dei genitori sulle spalle. Così cominciamo a cadere pian piano nella trappola che se porto a casa risultati, o sono di esempio insegnando agli altri, sono amato. Finiamo poi per credere che ogni nostro risultato perfetto, al top delle aspettative, venga notato e premiato.....e fatalmente ne veniamo disillusi.

Rischiamo di voler tenere tutto sotto controllo e la vita diventa sempre più complicata. Ci stressiamo in maniera prolungata rimanendo sempre in stato vigile, in allerta.

Vi risuona? A me sì.

Ma tentare di essere perfetti non ci porta ad essere più amati ma ad essere succubi di noi stessi, radicandoci in comportamenti rigidi.

Se volete scoprire se questa sindrome vi ha colpito ecco a voi alcune domande che potete porvi:

- Vi siete mai guardati indietro per vedere cosa state facendo? E per chi lo state facendo?

- Chi vogliamo rendere fieri? I nostri genitori, colleghi, partner, amici?

- Vogliamo fare parte di un qualcosa facendo ciò che ci si aspetta da noi?

- Qual'è la ragione per cui corriamo avanti e indietro senza fermarci mai per un lavoro che non ci piace?

- Qual'è la ragione per cui trascorriamo del tempo con persone che normalmente nemmeno frequenteremmo solo per far piacere a qualcuno? Chi vogliamo conquistare?

Ogni azione che non compiamo fa parte di un insieme più grande che partecipa alla soddisfazione di un nostro bisogno, tuttavia questo insieme ci impedisce di vivere la nostra vita. Appunto, NOSTRA.

E' innegabile che non si può far felici ogni persona intorno a noi, non possiamo soddisfare tutti ed apparire sempre perfetti, non credo sia realistico né credibile. Essere felici al 100% in ogni secondo della nostra vita è un utopia, fa parte della vita ed è la vita stessa che è fatta così. Essere felici è un attitudine ed un allenamento continuo, significa essere resilienti ed accettare ciò che la vita ci propone rispondendo con nuove capacità.

Il tempo che passiamo per soddisfare le aspettative altrui, purtroppo, è tempo perso. L'unica vera persona da soddisfare siamo noi in primis.

Pensate alle hostess di volo, se non mettessero loro per prime la mascherina dell'ossigeno, non potrebbero aiutare alcun passeggero.

L'obiettivo quindi non è la perfezione, bensì la felicità.

Come facciamo per raggiungerla?

1 - Accettare il fatto che non possiamo rendere tutti felici e contenti è il primo passo.

2- Iniziare a spostare la nostra attenzione dalla parola PERFEZIONE e portare la nostra attenzione ed intenzione sulla parola ECCELLENZA.

L'eccellenza ha un cammino non semplice ma con l'allenamento continuo si può raggiungere. La parola Eccellenza mi fu spiegata da una delle mie insegnanti con questi termini: "dare il meglio di noi abbracciando la nostra fallibilità".

Il perfezionismo non da spazio agli errori e ha obiettivi troppo alti quasi impossibili da raggiungere, mentre l'eccellenza ha obiettivi alti tuttavia raggiungibili. Nel perfezionismo non sono ammessi errori, mentre nell'eccellenza (e questa è la sua forza) gli errori sono la costruzione della maestria nel fare le cose, per cui ricaveremo maggiori soddisfazioni in ciò che facciamo, anche da quelle più piccole.

Ok, ma come lo facciamo dal punto di vista pratico vi chiederete....?

3- SBAGLIANDO PIU' CHE POTETE!!!!!

Diventate coach di voi stessi e provate a fare questa prova. Da quando leggete questo post provate a lasciare a casa il cellulare, a sbagliare strada andando al lavoro di proposito, ad indossare i calzini a rovescio, ad apparecchiare la tavola con servizi diversi, a prendere un treno X qualsiasi per la prima destinazione in partenza, mandate una mail con errori di punteggiatura o spazi doppi.

Provate, percepite, ascoltatevi quando fate questi sbagli e sbagliate ancora. Allenate la vostra eccellenza ;-)


Barbara