ECCO PERCHE' CI AMMALIAMO - alcuni sorprendenti motivi a cui forse non hai pensato

Cosa pensate della malattia? Cosa intendiamo per malattia e cosa abbiamo imparato a credere di questa parola che racchiude spesso non solo condizioni fisiche? Le scienze ci insegnano che la malattia è uno stato alterato, una malattia (o patologia) è una condizione anormale di un organismo, causata da alterazioni organiche o funzionali che compromettono la salute del soggetto non riuscente a far fronte alle sua funzioni vitali.
Fatto è che nessuno è felice quando si ammala, nessuno è entusiasta e non piace a nessuno rimanere a letto. Per piccola o importante sia la malattia che ci colpisce, inevitabilmente dobbiamo correre ai ripari e cerchiamo di curarci al meglio e più velocemente possibile perché a nessuno piace stare male.
E così cominciamo a curarci con i rimedi più efficaci, sia essi chimici-tradizionali, omeopatici, olisitici in base a sintomi che sentiamo.
In questa condizione che sta colpendo anche me, mi sono chiesta se davvero io sono la vittima della mia malattia (una semplice ernia al disco niente di così grave) e perché ci focalizziamo sempre sui "sintomi" e quasi mai sulle "cause". Qual è il significato della parola cura e terapia? Siamo sicuri che riguardi solo un aspetto pratico della risoluzione?
Il termine terapia deriva dal greco θεραπεία (therapeía). Il concetto può essere inteso nell'accezione di guarigione come finalità, oppure nell'accezione di "procedura verso la guarigione". Concretamente il significato di terapia dipende quindi dalle definizioni di salute, patologia e dagli strumenti diagnostici a disposizione per distinguerle tra di loro. Le definizioni di salute e malattia lasciano numerosi margini di ambiguità. Ippocrate citava come strumenti terapeutici del medico: il tocco, il rimedio, la parola.
La terapia (o cura) è quindi un concetto generale e applicabile a qualsiasi attività volta ad alleviare, ridurre o estinguere uno stato di disagio. Es. "quell'abbraccio è stato terapeutico", "la migliore terapia è stata l'esperienza", ecc. In ambito strettamente sanitario le terapie sono generalmente protocollate e possono essere rilasciate da esercenti una professione riconosciuta sanitaria (es. medico, psicologo, biologo, ecc.). Ciò che distingue la terapia come concetto dalla terapia come attività sanitaria è l'uso degli strumenti utilizzati, strumenti che la legge può riservare a specifiche categorie professionali.
Ma quindi caro Ippocrate, il tocco, la parola, il rimedio, come l'incoraggiamento, il sostegno e la fiducia possono fare parte di una cura...
( Cura -sostantivo femminile, ovvero, impegno assiduo e diligente nel perseguire un proposito o nel praticare un'attività, nel provvedere a qualcuno o a qualcosa; premura: dedicare ogni c. alla famiglia, ai propri interessi; c. materne, c. affettuose; aver c. degli animali.)
Nella mia esperienza ho osservato che tendiamo a fraintendere la connessione tra mente e corpo, ormai la nostra società ha racchiuso tutte le nostre paure in un'unica parola STRESS ed è l'unica che sentiamo sia a livello fisico che mentale. Anche la malattia la percepiamo prima con altri sensi, e poi a livello fisico. Pensiamo che il corpo sia la scatola della nostra anima?
E se sì, potremmo pensare anche che se il contenuto della scatola non sia sano la scatola stessa non lo sarà?
Se le nostre parole e i nostri pensieri non sono propensi all'amore, alla cura, al rispetto, all'incoraggiamento, alla riconoscenza, potrebbero intaccare il mio corpo?
Se quindi la parola cura e terapia indicano un processo continuo di attività, sostegni, provvedimenti, premure, affetto, vocazione, parole, incoraggiamento, fiducia, significa che forse i miei sintomi sono dovuti ad una mancanza di qualcosa, o un eccesso di qualcos'altro che mi ha portato a degli effetti.
Ok Ippocrate qui il caso si complica....
Ciò che voglio approfondire con voi è quanto in realtà alla fin fine poi non ci dispiaccia essere ammalati, esiste un beneficio nascosto e stupefacente in questo, perché andiamo a sopperire, a sublimare la mancanza che abbiamo. Quando eravamo piccoli e ci ammalavamo, era bello ricevere le coccole, una cioccolata calda, la cena a letto, più baci e più abbracci del solito. Magari ci scappava anche un dolcetto in più. Quindi, vecchi volponi che non siamo altro, tenderemo a farci ancora più viziare per colmare la mancanza, indovinate di cosa.... Di AMORE.
Il nostro corpo è talmente tanto intelligente che attraverso il nostro subconscio crea nella materia un vero e proprio cerotto per guarire da ciò che stiamo esagerando o togliendo alla nostra vita.
Ehi, un momento, stiamo dicendo che usiamo inconsapevolmente la MALATTIA per GUARIRE?
Esatto. Noi siamo sempre responsabili della nostra vita, e questo non significa colpa, perché non è colpa nostra se ci siamo ammalati, è successo e basta, sta a noi semmai reagire con responsabilità a ciò che è la nostra malattia.
Il nostro subconscio sa esattamente di cosa abbiamo bisogno e i nostri 12 bisogni universali, che non andiamo a soddisfare dopo l'età dell'infanzia, andiamo a ricercarli continuamente fuori dalla nostra area di influenza, venendone spesso delusi. Cosa fare allora?
Strategie finissime in cooperazione tra le nostre credenze e il nostro subconscio creano la nostra realtà.
Vi faccio un esempio:
Circa un anno fa, una coppia viene da me perché la loro relazione è in crisi. Lei spesso cagionevole lo rimprovera di non esserle vicino nel momento del bisogno e pensa di non essere amata. Lui ogni volta che lei si ammalava, si irrigidiva spesso, nervoso e distante con lei quasi ad ignorarla.
Il risultato delle loro credenze li aveva portati a rivivere ciò che avevano imparato da piccoli sulla malattia. Per lei, la famiglia si riuniva tutta attorno a chi stava male, con cure, affetto e molte attenzioni per dimostrare amore. Per lui, quando qualcuno stava male bisognava lasciarlo solo e fare in modo che se la cavasse per diventare autonomo e indipendente, osservandolo e stando a distanza per intervenire solo in caso di bisogno perché questo era per loro aver cura e aiutare.
Lei inconsapevolmente ripeteva quello schema più e più volte, e più e più volte lo faceva, più e più volte si aspettava e pretendeva quell'amore che aveva conosciuto da piccola attraverso la malattia, (ovviamente lui non aveva conosciuto quel tipo di amore, bensì di un tipo diverso), pertanto lei continuava ad ammalarsi e ripresentare sempre lo stesso film.
L'amore c'entra sempre, nonostante ciò lo viviamo di frequente come mancanza e mai come opportunità, abbondanza e gratitudine.
Quante volte vi è capitato di frequentare persone che normalmente non frequentereste ma lo fate solo per far felice una persona a cui tenete?
Quante volte avete detto sì quando volevate dire no mettendo sulle spalle carichi che non sono vostri?
Quante volte avete avuto paura di non avere abbastanza sostegno, economico, morale ecc?
Chi vogliamo sempre rendere felici e orgogliosi di noi?
Qual è il reale "bisogno" che stiamo soddisfacendo con il compiacere gli altri, con il desiderio di fama o successo, con il perfezionismo, con l'invisibilità o con la nostra rabbia?
Usiamo continuamente questi scudi per proteggere le nostre ferite emozionali, e dove volete sentire le ferite se non sul corpo? Dove sentite le emozioni?
Dal mio punto di vista e dalla mia esperienza ho imparato che il nostro corpo mette IN MOSTRA LE NOSTRE FERITE EMOZIONALI con la malattia e chiede a NOI di guarirci, quindi visto che tendiamo a fare un po' orecchie da mercante, lui ci avvisa coi primi sintomi, poi pian piano rincara la dose ed usa la malattia come strumento di guarigione.
Spesso continuiamo a richiedere la cura e la soddisfazione dei nostri bisogni universali che chiedevamo quando eravamo bambini, tuttavia vivendo con questa mentalità infantile in ricerca di assistenza ci provochiamo solo dolore e disagio nelle relazioni, prima tra tutti quella con noi stessi, la più importante.
Quando ci ammaliamo chiediamo al nostro cuore:
- Di cosa hai paura?
- Di che cosa hai bisogno?
- Cosa posso fare per soddisfare il tuo bisogno?
- Come posso renderti felice?
- Quali azioni posso fare da ora per farti sentire meglio?
Mentre siamo a letto, che sia in ospedale o a casa, non importa, andiamo a ricontattare il/la nostro/a bambino/a interiore e chiediamo a lui/lei quali bisogni ha, perché ha manifestato la malattia, cosa vuole dirci e soprattutto cosa possiamo dargli con amore.
Ci siamo allenati una vita a creare nella nostra mente migliaia di affermazioni spesso negative, che sono diventate credenze e convinzioni radicate. Queste credenze ti migliorano? Ti guariscono? Ti fanno sentire meglio?
Come sarebbe la nostra vita se cominciassimo ad allenarci con nuove affermazioni di amore verso di noi, sul nostro essere meravigliosamente umani che fanno del loro meglio abbracciando la loro fallibilità, pensieri di apprezzamento e rispetto verso il nostro corpo, azioni ed atteggiamenti volti al nostro bene più grande? Pensieri e credenze che allineassero la nostra personalità a servizio della nostra anima?
Come cambierebbero le cose se sapessimo ascoltare i nostri bisogni, soddisfandoli con amore per noi stessi, lasciando fluire la nostra felicità?
E che differenza farebbero nella nostra completa salute, corpo-mente-spirito?
Buona guarigione
Barbara